Primo sole primaverile. Sono sbocciati i girasoli e come stelle frastagliate illuminano l’inizio di questa primavera. Gustosamente teneri gradisco il loro sapore amarognolo che stuzzica l’appetito. Raccolti e lavati nella fontana li lascio asciugare sulla tovaglia adagiata sull’erba. Profumano di una vita nuova che nasce ogni anno da tanti anni.
L’ovo sodo sarà compagno di profumo e di colore. Bianco e dorato riflette la luce di questo cielo che muta ad ogni mio sguardo. Chiudo gli occhi, acquolina in bocca, profumo di guscio e albume rassodati, assaporo il gusto.
Non è facile determinare con precisione in che consiste l’organo del gusto: esso è più complicato di quel che sembra. Certamente la lingua ha una grande importanza nel meccanismo dell’assaporazione, poiché, fornita com’è di una forza muscolare abbastanza robusta, serve a intridere, rimescolare, premere e inghiottire gli alimenti.(1)
Lo sguardo offuscato dalla fame, i lamenti dello stomaco, la lingua ansiosa di gustare si impregna delle particelle saporose e solubili dei corpi coi quali viene a contatto… per mezzo delle papille più o meno numerose di cui è cosparsa…
Un tuono.
Inzuppata di quelle gocce bagnate di pioggia mi risveglio dal torpore gustativo. Corro stringendo tra le mani quella tovaglia che ospita l’ovo e i girasoli. Sarà un pic-nic in cucina da gustare guardando il cielo. Dedicato ad Anthelme e all’amica oca.
(1) Tutte le parole del testo in corsivo sono tratte da “Fisilogia del gusto o meditazioni di gastronomia trascendente” di Anthelme Brillat-Savarin.