di Laura Malaterra
Lui: Di cibo e…
Lei: Cibo!
Lui: Che hai detto?
Lei: Ho detto cibo!
Lui: Perché hai detto cibo? Hai sempre fame tu.
Lei: Ho detto cibo perché tu hai detto: “Dì cibo!”
Lui: Ma non c’era l’accento su dì. Era un di semplice e poi ho aggiunto la e!
Lei: Cosa ne so io se c’era l’accento su dì o non c’era l’accento, e poi la e l’hai rinserrata tra le labbra e io non l’ho sentita.
Lui: La e l’ho detta bella forte. Sei tu che sei sorda. E tagli sempre i miei discorsi. Volevo dire…
Lei: Io ho sentito solo: “Dì cibo!” e ho detto subito “Cibo!” per farti un piacere.
Lui: Grazie, ne faccio a meno dei tuoi piaceri. Non mi stai mai a sentire e non ti chiedi neppure cosa volevo dire.
Lei: E allora non farla tanto lunga e termina la frase. Che volevi dire dopo:”Dì cibo?”
Lui: Ancora con l’accento su la ì? Testa di rapa. La i era senza accento. Senza accento, una i semplice, semplice senza accento.
Lei: Testa di rapa?
Lui: Testa di rapa! Poi dopo la e c’erano i puntini, tre puntini che vogliono dire che il discorso continua. Studia l’ortografia!
Lei: Senti, senti da che pulpito. Il bell’Antonio da consigli!
Lui: Dà con l’accento! E non chiamarmi bell’Antonio, mi irrita.
Lei: Che ne sai se ho messo l’accento o no su da? Certo che l’ho messo l’accento su à, come ho messo l’accento su ì!
Lui: Ecco su i non dovevi metterlo, invece non l’hai proprio messo su à! Credi che non me ne sia accorto che non sai la grammatica?
Lei: Me la insegni tu la grammatica bell’Antonio?
Lui: Vigliacca!
Lei: Preferivo testa di rapa. Rapa o non rapa mi è venuta fame.
Lui: Sei grassa come un budino. Lascia perdere e vai a studiare.
Lei: Caro mio, adesso devi finire la frase.
Lui: Piuttosto mi ammazzo.
Lei: Esagerato.
Lui: E d’altro! E d’altro volevo dire se tu mi avessi fatto finire di parlare.
Lei: Edaltro? Dovevi dirmelo subito che cercavi Edaltro. L’ho visto poco fa camminare sul cornicione.
Lui: Ma che dici? Non conosco nessun Edaltro! E poi c’era l’ apostrofo. E – staccato – d – apostrofo – altro. Poi non c’era il punto interrogativo, c’era un punto. L’apostrofo. Sai cos’è un apostrofo?
Lei: Certo che so cos’è lapostrofo!
Lui: Ma l’apostrofo non si scrive tutto attaccato. Si scrive la elle e poi si mette l’apostrofo.
Lei: Ma cosa ne sai se ho messo lapostrofo o no? Parliamo, parliamo intanto Edaltro sta camminando sul cornicione!
Lui: Ma cosa ci fa “e d’altro” sul cornicione? E’ pericoloso.
Lui: Cerca di acchiappare la gallina.
Lui: La gallina? Non abbiamo nessuna gallina!
Lei: Non avevamo nessuna gallina. Edaltro, il mio nuovo fidanzato, me ne ha regalata una. L’ho chiamata Bollita. Così, tanto per prepararla. Sapere già che fine si farà ti fa stare meglio.
Lui: Io non voglio sapere che fine farò.
Lei: Tu farai una brutta fine se non vai ad aiutare Edaltro ad acchiappare la gallina.
Lui: Ma che ci fa Bollita sul cornicione?
Lei: Cova le sue due uova.
Lui: Allora aspettiamo a farla fuori. Le facciamo fare le uova. Ma non ero io il tuo nuovo fidanzato?
Lei: Eri, appunto. Giusto, aspettiamo a fare fuori Bollita.
Lui: Gallina vecchia fa buon brodo!
S’ode uno starnazzare. Cadono delle piume. Bianche come neve.
Lei: Ohhh… nevica.
Lui: Ma siamo a giugno.
Lei: Che vuoi che importi. Quando nevica, nevica.
Un forte tonfo. Per terra, spiaccicato, Edaltro. Serra tra le mani il collo spennacchiato di Bollita. Morti. Stecchiti.
Lei: Povero Edaltro. Lo amavo tanto.
Lui: E’ stato meglio così. Per tutti. La frittata di due uova per tre non bastava.
Lei: Amore mio vai a prenderle. Lassù, sul cornicione.
Lui: E la gallina? La gallina fammela bollita.
Lei: Nomen, omen.